Philippe Ménard, Marco Polo, ‘Le Devisement du monde’. Études littéraires et philologiques, Orléans, Paradigme, 2023, pp. 466 («Medievalia», 94). Philippe Ménard raccoglie in questo corposo volume 16 testi dedicati all’analisi linguistico-filologica e letteraria dell’opera di Marco Polo e Rustichello (per lui titolata, con un vezzo da francesista, Devisement du monde –non dou, come si fa in Italia sulla base della rubrica del testimone della redazione originaria, BnF, fr. 1116 [F]); i tre iniziali (l’Introduction, pp. 5-15; Marco Polo, son voyage et son livre, pp. 17-41; Un problème de littérature comparée: les versions médiévales du ‘Devisement du monde’ de Marco Polo, pp. 43-94) sono inediti, e apparentemente pensati come ouverture della serie successiva (in cui il n°xv funziona come sua clôture): 13 saggi che testimoniano una fedeltà al testo poliano sviluppatasi in buona misura in parallelo agli anni dell’edizione Droz della redazione Fr (Genève, 2001-2099), e che ha conosciuto importanti prequel (il saggio sul Prétendu remaniement du ‘Devisement du monde’ attribué à Grégoire, in MR, 22 1998, pp. 322-51: qui n° v, pp. 139-57) e sviluppi significativi nel secondo decennio del 2000 (i saggi n° vii-ix, xiii). Secondo l’Introduction (che informa pure sull’ordine scelto per gli interventi: analisi comparative e individuali delle redazioni, ricerche sul plurilinguismo immanente al “francese” del testo 1116 e alla tradizione complessiva, micromonografie su testi frammentari)
tutti i saggi editi sono stati rivisti e «parfois modifiés» (p. 5). Ecco i titoli (seguo la tavola di pp. 443-44: nel libro i titoli dei saggi e quelli correnti procedono da I a XV, escludendo dalla numerazione l’Introduction): n° III Réflexions sur le Prologue des différentes versions du ‘Devisement du monde’ de Marco Polo (2009: pp. 93-115); n° IV Version originale et
versions conservées du ‘Devisement du monde’ de Marco Polo (2003: pp. 117-37); n° VI Le recensioni e segnalazioni213- mélange des langues dans les diverses versions du ‘Devisement du monde’ de Marco Polo (2009: pp. 159-77); n° VII Marco Polo transposé en latin par Francesco Pipino (2017: pp. 179-90); n° VIII L’écriture du récit de voyage: les références du narrateur au voyageur dans la version française du ‘Devisement du monde’ de Marco Polo (2013: pp. 191-206); n° IX Les mentions du nom de Marco Polo dans les principales rédactions du ‘Devisement du monde’ (2013: pp. 207-26); n° X Les mots orientaux dans les diverses versions du texte de Marco Polo (2009: pp. 227-84); n° XI Le vocabulaire nautique dans le ‘Devisement du monde’ de Marco Polo (2006: pp. 285-323); n° XII Les italianismes du vocabulaire de la mer dans la version française du texte Marco Polo (2008: pp. 325-36); n° XIII Deux nouveaux folios inédits d’un fragment franco-italien du ‘Devisement du monde’ de Marco Polo (2012: pp. 337-83); n° XIV Un fragment anglo-normand du texte de Marco Polo redécouvert sous les rayons ultraviolets (2000: pp. 385-410); n° XV L’apport de Marco Polo à la culture française (2009: pp. 411-42). 15 illustrazioni a colori (da codici poliani) e 3 carte geografiche costituiscono il corredo iconografico del volume. Chi già conosce la produzione di Ménard godrà della comoda riunione dei suoi lavori, e ritroverà qui molti dei suoi “cavalli di battaglia” critici, con i quali in piú circostanze hanno dibattuto gli studiosi di scuola italiana: la forte perplessità (fino al rifiuto) verso ogni tentativo di ricostruzione critica del testo poliano che voglia procedere aldilà della testimonianza delle singole redazioni; il conseguente sospetto svalutativo verso l’operazione tentata da L. F. Benedetto nell’edizione 1928; la rivendicazione del valore ecdotico della redazione francese Fr. Per chi, in ambito francofono, vorrà essere introdotto ai prin- cipali problemi linguistico-filologici che caratterizzano la filologia poliana, il volume sarà sicuramente un ottimo strumento di lavoro; ma esso è, soprattutto, la preziosa testimo- nianza del continuo impegno scientifico e intellettuale di una delle voci piú interessanti che, in questi ultimi trent’anni, hanno animato il dibattito filologico sul testo del Devise- ment e sulla storia della sua tradizione.
Eugenio Burgio
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