« La place importante qu’occupent dialogues et passages parlés dans l’écriture en prose contribue beaucoup à la fois à la vivacité du récit et à sa théâtralisation. Bien des pages du Lancelot ou du Tristan pourraient être très facilement mise en scène. Il suffirait pour y parvenir d’omettre le “fait-il”, cette incise, qui, dans l’écriture en prose, maintient sans défaillance son droit de regard sur une parole qui reste toujours en liberté surveillée » (E. Baumgartner, Les technique narratives dans le roman en prose, in The Legacy of Chrétien de Troyes, edited by N. J. Lacy - D. Kelly - K. Busby, Amsterdam, 1987, pp. 167-190, ap. 187). Questa affermazione di Emmanuelle Baumgartner – alla stregua di tante altre che, a tale oggetto, potrebbero utilmente essere addotte – chiarisce assaibene, mi sembra, il rapporto, sia di tipo quantitativo sia, soprattutto, di tipo qualitativo, che viene a instaurarsi fra il genere romanzesco medievale e il genere teatrale, e particolarmente in considerazione della presenza, all’interno dei romanzi medievali d’amore e d’avventura (e anche entro altri generi letterari inogni caso ‘narrativi’, come i fabliaux o le legendae agiografiche, o ancora i componimenti di stampo didattico ed esemplare), di ampie sezioni interamente dialogate e, quindi, per certi versi tipologicamente affini al ‘dialogo’ vero e proprio, quello, cioè, di marca scenica e teatrale. Si tratta di un argomento che, a più riprese, è stato affrontato e sceverato dagli studiosi, anche in merito alle interrelazioni che vengono a determinarsi fra scrittura e oralità (ed è certo superfluo, a questo proposito, ricordare l’influsso decisivo che, su tale costellazione di studi, hanno avuto le ricerche di Paul Zumthor). In questa prospettiva si è svolto a Toronto, il 10-11 giugno 2011, un colloquio internazionale sul tema De l’oral à l’écrit. Le dialogue à travers les genres romanesque et théâtral, sovvenzionato dal Conseil de Recherche et Sciences Humaines del Canada, dal Pontifical Institute of Medieval Studies, dai collegi Saint-Michael, Trinity e New College, dai Dipartimenti di Francese e di Storie dai Centri di Studi Medievali e di Letterature Comparate dell’Università di Toronto. Gli atti di quel colloquio, curati da Corinne Denoyelle, sono quindi apparsi due anni dopo, nel 2013, per le Éditions Paradigme di Orléans, in un volume che, oltre alla premessa della stessa curatrice (C. Denoyelle, Ouverture, pp. 9-26), comprende complessivamente 17 interventi – in genere, di buona e/o eccellente fattura – che qui di seguito si cerca di passare brevemente in rassegna.
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